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Roma, 12 luglio 2011 (Adnkronos Salute): Le persone con allergie da contatto ai metalli pesanti, come il nichel, potrebbero avere un vantaggio inaspettato nella prevenzione del cancro. Secondo uno studio danese, chi soffre di allergie da contatto mostra una minore incidenza di tumori, tra cui quelli al seno, alla pelle e cerebrali. Questo fenomeno è attribuito a un sistema immunitario super-sensibile, capace di riconoscere e combattere meglio le cellule tumorali.

Metalli Pesanti nei Detersivi: Un Problema Diffuso

Ormai, i metalli pesanti, come il nichel, sono onnipresenti nei prodotti per la pulizia domestica. Il nichel, in particolare, è noto per essere uno degli allergeni più comuni. Le persone sensibili a queste sostanze devono prestare attenzione alla scelta dei prodotti per evitare reazioni allergiche e potenziali rischi per la salute.

Cosa Sono i Detersivi Senza Nichel?

Sono formulati per essere privi di tracce di nichel e altri metalli pesanti, rendendoli ideali per chi ha allergie da contatto o è sensibile a queste sostanze. Questi prodotti utilizzano alternative sicure per garantire un’efficace pulizia senza compromettere la salute degli utenti.

Perché Scegliere questi detersivi?

  1. Salute della Pelle: Evitare il nichel riduce il rischio di irritazioni cutanee e dermatiti, particolarmente importante per chi ha la pelle sensibile.
  2. Prevenzione delle Allergie: Minimizzare l’esposizione al nichel aiuta a prevenire lo sviluppo o l’aggravamento delle allergie da contatto.
  3. Ambiente Sostenibile: I detersivi senza nichel spesso utilizzano ingredienti biodegradabili e meno inquinanti, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente.
  4. Qualità dei Tessuti: Questi detersivi sono formulati per preservare l’integrità dei tessuti, evitando danni causati da metalli pesanti.

Consigli per Scegliere il Detersivo Giusto

  • Leggere le Etichette: Controlla sempre gli ingredienti per assicurarti che il detersivo sia effettivamente senza nichel.
  • Preferire Prodotti Naturali: I detersivi a base di ingredienti naturali sono meno probabili di contenere metalli pesanti.
  • Optare per Marchi Affidabili: Scegliere marchi noti e certificati può garantire una maggiore sicurezza e qualità del prodotto.

Vantaggi Ambientali dei Detersivi senza metalli pesanti

Oltre ai benefici per la salute, i detersivi senza metalli pesanti contribuiscono alla protezione dell’ambiente. L’assenza di metalli pesanti riduce l’inquinamento delle acque e del suolo, preservando gli ecosistemi naturali. Inoltre, molti di questi prodotti utilizzano imballaggi riciclabili e formulazioni biodegradabili, promuovendo un consumo più sostenibile.

Conclusione

La scelta di utilizzare questi detersivi rappresenta un passo importante verso una vita più sana e rispettosa dell’ambiente. Con l’aumento della consapevolezza riguardo agli effetti dei metalli pesanti sulla salute, sempre più consumatori optano per prodotti più sicuri e naturali. Investire in detersivi privi di nichel non solo protegge la tua pelle e il tuo benessere, ma contribuisce anche a un futuro più sostenibile per il nostro pianeta.

Scopri la Nostra Selezione di Detersivi Senza Nichel

Se sei alla ricerca di detersivi sicuri e privi di nichel, esplora la nostra selezione di prodotti ecologici e certificati. Scegliere detersivi senza nichel significa prendersi cura della propria salute e dell’ambiente. Visita il nostro sito web o il negozio più vicino per trovare il detersivo perfetto per te e la tua famiglia.

FAQ sui Detersivi Senza Nichel

1. I detersivi senza nichel sono meno efficaci dei detersivi tradizionali?
No, molti detersivi senza nichel offrono la stessa efficacia pulente dei detersivi tradizionali, utilizzando alternative sicure e naturali per garantire una pulizia ottimale.

2. I detersivi senza nichel sono sicuri per tutti i tipi di tessuti?
Sì, i detersivi senza nichel sono formulati per essere sicuri e delicati su tutti i tipi di tessuti, inclusi quelli delicati.

3. Posso fare il mio detersivo senza nichel a casa?
Sì, è possibile preparare detersivi senza nichel a casa utilizzando ingredienti sicuri e naturali. Consulta le nostre guide per la preparazione fai-da-te di detersivi senza nichel.

Come spesso capita, la domenica a pranzo la trascorriamo da mia mamma.

Questa volta, oltre all’opportunità di un piatto a base di lasagne da gustare tutti insieme, è stata l’occasione per provare il detersivo ecologico per lavastoviglie che ho regalato a mia mamma assieme agli altri prodotti della gamma Verdevero.it

Quindi: lasagne, vino, caffè, amaro, e poi, con gran sorpresa della mamma l’ho aiutata a caricare la lavastoviglie.

Naturalmente ero interessato a caricarla come si deve, senza sovrapporre pentole su piatti o mestoli su bicchieri, altrimenti i risultati non sarebbero ottimali.

Tutto fatto, dosiamo il detersivo nella vaschetta, versiamo un po’ di aceto nella vaschetta del brillantante e azioniamo la lavastoviglie: lavaggio a 50°.

Preciso che per fortuna, mia mamma non usa il brillantante, una mia piccola vittoria risalente a qualche mese fa, quando a fine di un lavaggio gli ho fatto leccare un bicchiere: “Che saporaccio” ha esclamato mia mamma, “eh ti credo, è il brillantante”; e da li ha smesso di usarlo.

Comunque, dopo circa un ora la lavastoviglie ha emesso il suo tipico cicalino e da li a qualche secondo avrebbe emesso la sua sentenza.

La mamma apre lo sportello, esce la classica nuvola di vapore acqueo e cominciamo a svuotare il contenuto della lavastoviglie.

“Tutto a posto, tutto pulito” dice la mamma “c’è solo…” ecco, me l’aspettavo la critichina della mamma “…solo che le stoviglie e  i bicchieri rimangono un pò bagnati”

“È vero mamma, l’acqua non scivola velocemente come se avessi usato un detersivo chimico tradizionale, ma ne guadagni in salute, prova a leccare un bicchiere, che sapore ha?”

“Sa di neutro, va beh, poco male, vorrà dire che d’ora in avanti svuoterò la lavastoviglie  con uno strofinaccio in mano e quelle goccioline in più le asciugherò io”.

“Brava mamma”

Mia mamma non usa i detersivi ecologici… e dire che io li produco! Bell’esempio, no?

Eppure le ho spiegato quanto inquina con il detersivo tradizionale che utilizza abitualmente.

Le ho spiegato che usare l’ammorbidente è inutile e dannoso per la natura.

Le ho anche detto che l’anticalcare serve solo per ingrassare le casse dei produttori di detersivi.

Le ho ricordato che una volta non usava smacchiatori per pretrattare, ma semplice Sapone di Marsiglia.

E quei foglietti in tessuto non tessuto che lei dice siano eccezionali per acchiappare i colori che si staccano dai capi, sono bufale.

Io le ho chiesto: “Ma quante volte hai rovinato il bucato prima di iniziare a utilizzare questi fogli miracolosi?”

E lei mi ha risposto: “Mai.”

Ma allora perché li usa?  Impossibile trovare risposta.

“E l’anticalcare mamma? Da quanto tempo lo usi?”

“Da 4 o 5 anni” ha risposto lei “da quando ho comprato la lavatrice nuova, perché non voglio che si danneggi la serpentina.” Peccato che la lavatrice precedente sia durata 17 anni e senza mai usare l’anticalcare.

“Ma l’ammorbidente perché lo usi?” – “Perché ammorbidisce i capi.”

Vi assicuro che gli asciugamani di mia mamma sono i più rigidi del mondo.

Ma tornando ai detersivi ecologici, ho chiesto a mia mamma perché non li utilizza e la risposta è stata: “Costano troppo”

Ma come sempre a caval donato non si guarda in bocca; ecco allora pronto un regalo per la mia cara mamma. Dentro 7 detersivi essenziali per la casa Verdevero.it da testare e giudicare.

La mamma li sta provando e a giorni cominceranno i giudizi.

Ma prima una domanda, stavolta a te che leggi:

“Secondo te costa meno un detersivo ecologico certificato, o usare detersivo tradizionale+ammorbidente+anticalcare+acchiappacolori?”

LA domanda è retorica e se vuoi fare subito la tua parte per migliorare le sorti del nostro pianeta blu, qui ti presento la GreenBox, lo star kit dei detersivi ecologici.

 

A proposito di inquinamento dei mari: Ti ricordi quale è stato l’ultimo disastro naturale causato dalla fuoriuscita di petrolio?

Forse il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, al largo del Golfo del Messico, il 20 Aprile 2010? Sicuramente è stato uno dei più grandi disastri naturali ma non è stato l’ultimo.

Quel giorno si aprì una falla a 1500 metri di profondità e fino al 4 Agosto 2010 si riversarono in mare più di 5 milioni di barili, 800 milioni di litri di greggio.

Morirono e muoiono tuttora migliaia di uccelli, animali e pesci a causa dell’inquinamento mari.

Ma non è stato l’ultimo disastro, anche se di quel disastro si parla ancora e restano i numeri a tenere aperta una ferita non più curabile:

  • 17% del petrolio recuperato direttamente all’imbocco del pozzo danneggiato;
  • 16% dissolto naturalmente in mare (?);
  • 3% raccolto dai battelli usati per pulire la superficie dell’acqua;
  • 5% evaporato bruciando;
  • 25% evaporato senza bruciare;
  • 8% diluito con appositi solventi chimici;
  • 26% ancora in mare.

Il 2011 è stato l’anno del disastro nucleare di Fukushima e tutti ce lo ricordiamo.

Ma disastri naturali causati dal petrolio nel 2011 non ce n’è stato nemmeno uno.

O forse sì?

Ebbene si e più di uno. Ma sono tutte notizie passate in sordina.

Ecco l’elenco:

  • Gennaio 2011, Nigeria, al largo del Delta del Niger: 923 km quadrati di superficie contaminata.
  • Agosto 2011, Mare del Nord a 180 km a nord della scozia, 180 tonnellate di greggio riversate in mare.
  • Ottobre 2011, Nuova Zelanda, Bay of Plenty, 350 tonnellate di greggio: sono morti migliaia di pesci e uccelli rari tra cui i pinguini blu.
  • Novembre 2011, Brasile, a 120 km a nord di Rio de Janeiro si riversano in mare 400 mila litri di petrolio.

Quando si parla di inquinamento da detersivi ci dimentichiamo di considerare anche questo inquinamento.

I detersivi tradizionali sono composti da ingredienti di origine petrolchimica.

Non è forse meglio usare detersivi composti da ingredienti di origine vegetale e magari reperiti a km zero?

 

Facendo la doccia con un profumatissimo bagnoschiuma al cetriolo e tè verde con una etichetta bellissima e superbiologica,

pensavo a quanto mi sentivo immerso nella natura…

Poi, ho letto i componenti.

Ed il più amichevole era una cosa che si chiama laurilsolfato di sodio (sodium lauryl sulphate )… altro che cetriolo!

Questa frase l’ho presa in prestito da un amico su Facebook.

Sodium laureth sulfate, Magnesium Laureth sulfate, MEA Laureth Sulfate, Amonium laureth sulfate sono tutti tensioattivi utilizzati in bagnoschiuma, creme, dentifrici e detersivi.

O meglio sono utilizzati in bagnoschiuma, creme, dentifrici e detersivi tradizionali.

In quelli ecologici e biologici Certificati, sicuramente no.

Il sodium lauryl sulfate, come dice il mio amico, è abbastanza amichevole e può essere usato anche nei detersivi ecologici.

Basta fare caso alla parte finale del nome: Laureth e Lauryl non sono la stessa cosa e non sono scritti diversamente per un errore di battitura.

Cosa significano quei nomi nell’etichetta del detersivo?

Il suffisso -yl indica un ingrediente di origine vegetale;

Il suffisso -th indica in tensioattivo di origine vegetale “etossilato”.

In pratica alla parte vegetale è stata aggiunta una componente chimica.

Non si giudica un libro dalla copertina, una persona dall’aspetto fisico e un prodotto, sia esso un sapone, una crema o un detersivo, dall’aspetto dell’etichetta, casomai è il contenuto dell’etichetta che conta.

La parte importante di una etichetta di creme, saponi e detersivi è l’INCI name.

Ossia quella parte dove sono elencati tutti gli ingredienti del prodotto.

Sono elencati in ordine decrescente dall’ingrediente contenuto nella percentuale più alta e via via fino a quello contenuto in percentuale più bassa.

L’INCI name è scritto in inglese e non è sempre di facile comprensione: ethylhexyl glycerin, lauryl glucoside, disodium edta, methylparaben, sono parole che dicono ben poco sulla bontà o meno dell’ingrediente.

Ci corre in aiuto il Biodizionario (www.biodizionario.it).

Basta inserire l’ingrediente trovato nell’INCI name del prodotto, premere invio e comparirà un semaforino che indica se l’ingrediente è ecologico, così e così o da evitare (a proposito, i primi due elencati a inizio frase sono buoni e i secondi proprio no).

L’INCI name è già obbligatorio nelle etichette di creme, saponi, bagnoschiuma e shampoo ma non in quelle dei detersivi.

I produttori di detersivi ecologici (veri Detersivi Ecologici e non solo quelli con ingredienti di origine vegetale) inseriscono per trasparenza l’INCI name dei propri prodotti in etichetta già da qualche tempo.

Provate a controllare gli ingredienti di detersivi tradizionali e vedrete se trovate qualcosa.

Buona fortuna!

L’impronta ecologica è un indice statistico che misura quanta terra è necessaria per sostenere ognuno di noi con il proprio stile di vita.

In realtà la faccenda è un po’ più complessa ma ci basta questo per la nostra riflessione.

L’impronta ecologica ci dice se il nostro livello di consumo di risorse è sostenibile o meno.

In altre parole i nostri consumi vengono convertiti in superficie terrestre e marina necessaria a produrre i beni che consumiamo e ad assorbire i rifiuti che produciamo.

L’impronta ecologica dell’Italia è 4,15 ettari a persona, compresi i bambini.

Anche i bambini piccoli hanno una impronta ecologica molto alta; basta pensare a quanti rifiuti producono i loro pannolini usa e getta.

Sarebbe una buona pratica utilizzare pannolini lavabili o almeno pannolini usa e getta biodegradabili e compostabili. Questi ultimi possono essere smaltiti insieme ai rifiuti organici trasformandosi quindi in compost utile all’agricoltura.

Tornando all’impronta ecologica di ogni singolo italiano, proviamo a fare due conti.

In Italia siamo circa 61 milioni e disponiamo di 301.230 km quadrati. Abbiamo a disposizione 0.49 ettari a persona.

Ma abbiamo detto che la nostra impronta ecologica è 4,15 ettari.

Ci vuole in sostanza la superficie di otto Italie per produrre ciò che in un anno consumiamo.

La superficie dell’Italia non si allarga, forse è il caso di restringere i consumi?

Qualcuno questo termine l’avrà già sentito, altri avranno visto il marchio sull’ etichetta di qualche detergente sconosciuto, altri l’avranno visto impresso nella porta d’ingresso dell’albergo del soggiorno estivo al mare, o nella brochure pubblicitaria dell’hotel che ci invita a fare la settimana bianca in mezzo alla natura e alla neve… ma molti ancora non sanno cos’è.

Cosa significa Ecolabel

Ecolabel è il Marchio Ecologico Europeo che aiuta il consumatore a distinguere i prodotti e i servizi che presentano un minor impatto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita, cioè in tutte le fasi di esistenza del prodotto. Il Marchio rappresentato dal Fiore, è quindi una garanzia della qualità ambientale dei prodotti e dei servizi che lo espongono.

Ma basta il marchio Ecolabel per definire un detersivo ecologico?

In effetti molti enti certificatori partono proprio dalla normativa Ecolabel per redigere il proprio disciplinare per la certificazione. Ma solitamente vanno oltre e richiedendo anche altre caratteristiche per certificare un detersivo come “ecologico”.

Ecolabel non certifica che gli ingredienti siano naturali o di origine vegetale, come ad esempio fanno ICEA e AIAB.

Se vogliamo parlare di pulizie ecologiche non possiamo che partire da questo concetto: non basta che il prodotto sia certificato Ecolabel, ma deve essere ottenuto da ingredienti di origine vegetale.

Dobbiamo poi riassumere il nostro comportamento in tre regole fondamentali:

  • Cercare, comprare e usare prodotti ecologici
  • Evitare l’uso di carta usa e getta
  • Favorire l’utilizzo di panni in microfibra riutilizzabili

Tenete presente che se durante le vostre prossime vacanze, vi troverete con i vostri amici in Strutture Ecolabel con il relativo Marchio, potrete fare bella figura spiegando loro di cosa si tratta.

 

 

Chi fuma inquina?

Certo che sì, viene da dire.

Ma con questa affermazione ci limitiamo forse a quella parte di inquinamento che viene prodotta dal fumatore che ci sta a fianco e che inquina appunto l’aria attorno a noi.

Ma forse è il caso di non fermarsi a questo aspetto superficiale.

A inquinare è l’atteggiamento stesso dei fumatori.

So che è una dichiarazione che può dare fastidio ma dopo quello che state per leggere sarà difficile essere in disaccordo.

Avete mai visto un fumatore mangiarsi il mozzicone di sigaretta dopo averla fumata? Non credo.

Oppure, avete mai visto un fumatore spegnere la sigaretta e gettarla in un contenitore per rifiuti tossici? Credo proprio di no.

In realtà, è già difficile che la sigaretta venga spenta e gettata in una spazzatura normale, idem per la plastica che avvolge il pacchetto, o il pacchetto stesso.

Ma cosa c’entra una sigaretta con i rifiuti tossici? Lo vediamo subito.

Una sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti diverse.

Le più conosciute sono:

  • Nicotina;
  • Benzene;
  • Ammoniaca:
  • Acido cianidrico;
  • Polonio-210 (che è un composto radioattivo);
  • Acetato di cellulosa (contenuto nel filtro).

Ricapitolando: la sigaretta contiene 4000 sostanze inquinanti, che passano per il filtro e in buona parte vi rimangono.

E il mozzicone dove lo buttano la maggior parte dei fumatori? Bravi, a terra!

Proviamo ora a fare un po’ di conti.

Quanti sono i fumatori solo in Italia? 13 milioni.

E quante sigarette fumano? Una media di 15 sigarette al giorno per un totale di 72 miliardi di cicche all’anno.

Questi miliardi di mozziconi finiscono abbandonati per strada, nelle fogne, nei torrenti e nei fiumi.

E anche in mare.

Basta pensare che il 40% dei rifiuti presenti nel mare Mediterraneo sono mozziconi di sigaretta.

Tradotto in tonnellate di inquinamento fanno:

  • 324 tonnellate di nicotina;
  • 1440 tonnellate di catrame;
  • 12240 di acetato di cellulosa;
  • 1800 tonnellate di composti organici volatili.

Una normativa del 2015 riguardante questo tema, entrata in vigore nel 2016, regolamenta il divieto di gettare questo rifiuto tossico per terra, ma nonostante questo, non è ancora purtroppo in uso da parte delle forze dell’ordine di attuare misure risolute perché venga rispettata.

Nell’attesa che questo accada, alcuni Comuni hanno distribuito dei piccoli posacenere tascabili, ma per il resto sta ai singoli fumatori assumere un comportamento responsabile in difesa della propria salute e della salute altrui.

(Fonte ENEA)

Quanto inquina una lavatrice?

Te lo sei mai chiesto?

La risposta è semplice: L’equivalente del volume di 6 autobus!

Ma andiamo con ordine: lo spunto per la riflessione parte da questo episodio.

Problemi allo scarico della lavatrice.

Telefonata all’idraulico.

Arriva e sistema in due secondi.

Bisogna sostituire questo e quello ma non ho i ricambi con me.

Ti metto il tubo di scarico nel lavandino.

Ripasso dopodomani.

Intanto puoi usare la lavatrice senza problemi. Grazie.

Si, vero ma… Al lavaggio successivo mi sono potuto vedere per bene il colore dell’acqua di scarico.

Hai mai visto l’acqua di scarico della lavatrice?

È un liquido biancastro, bluastro o rossastro, schiumoso al limite del cremoso.

Cosa c’è in quell’acqua?

E dove va a finire?

Va a finire in torrenti, fiumi, laghi e mari. E quanto è tossica questa miscela di acqua, detersivo e coloranti?

Quanto inquiniamo ogni volta che facciamo una lavatrice?

O laviamo i piatti, mettiamo la lavastoviglie, puliamo il water, ecc

Nel sistema di certificazione Ecolabel, e in quelli che ad esso fanno riferimento, come quello di BIOCERTITALIA, tale valutazione  avviene mediante il calcolo del Volume Critico di Diluizione VCDtox.

Si calcola la  quantità di acqua minima necessaria per rendere innocua una dose standard di detergente per gli organismi acquatici.

Il  VCDtox medio del detersivo tradizionale è 300.000.  Servono cioè 300mila litri di acqua per rendere nullo l’effetto inquinante di una dose di detersivo utilizzato per il lavaggio in lavatrice. Ovvero, come anticipavamo, una quantità analoga a quella che servirebbe per riempire completamente sei autobus!

Per BEIPANNI, il detersivo per bucato a mano e lavatrice Verdevero.it, invece, bastano solo 56mila litri. Una quantità, cioè ben 6 volte inferiore!

Ti sembra poco?

Dovrò spiegare alla mia vicina di casa che quell’aggeggio che ha attaccato alla spina elettrica del condominio e che emana uno sgradevolissimo odore di fragola, ribes, ciliegia, fiori rossi, more e lamponi, è anche cancerogeno.

Emana un odore indefinibile simile all’odore del gas.

Lei lo accende e io lo spengo.

Lei chiude la porta per mantenere la calda aria inquinata all’interno del vano scale e io la riapro per far passare un po’ di aria fresca che mi aiuti a non sentirmi nauseato da quell’odore orribile.

Altroconsumo ha lanciato un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dei deodoranti per la casa, siano essi: candele, diffusori elettrici o spray ma anche nei confronti dei profumi dei detersivi che si utilizzano per le pulizie.

Per valutare l’impatto sulla salute e sull’ambiente sono stati analizzati in totale 76 prodotti di cui 27 distribuiti sul mercato italiano.

  • Diossina;
  • paradiclorobenzene;
  • formolo;
  • acroleina;
  • formaldeide;
  • acetaldeide;
  • benzene;

sono solo alcune delle sostanze chimiche inquinanti contenute in questi profumatori.

Disturbi all’apparato respiratorio, digerente e al sistema nervoso ma anche dermatosi e cancro sono gli effetti tossici noti dei composti organici volatili (COV).

Ma quali sono gli effetti non ancora noti o studiati di questi composti?

Cos’altro ci dobbiamo aspettare?

Spesso le concentrazioni di COV come benzene, stirene, eteri glicolici o aldeidi nelle stanze in cui si usano prodotti deodoranti risultano maggiori di quelle misurate nell’aria di una strada a grande traffico di automobili.

Ma come mai allora questi prodotti così pericolosi possono essere immessi in commercio?

I produttori di profumi per ambienti e affini solitamente si limitano a testare gli effetti irritanti sulla pelle, e non sulla tossicità in generale, né sugli effetti a lungo termine dell’utilizzo di simili prodotti.

Ma cosa fare allora per evitare di inquinarci l’aria di casa?

Altroconsumo ha pensato a 5 piccoli cambiamenti che permetterebbero a tutti di avere coscienza di cosa sia meglio acquistare o non acquistare.

In breve propone:

  • che tutte le sostanze chimiche presenti in questi prodotti siano sottoposte a test tossicologici prima che sia autorizzata la vendita di tali deodoranti per casa;
  • che le sostanze irritanti e allergeniche, quando presenti, siano dichiarate in etichetta;
  • che siano ritirati dal mercato i deodoranti per ambiente che rilasciano sostanze cancerogene;
  • che sia obbligatoriamente stampata su ogni prodotto la frase “non utilizzare in presenza di bambini, asmatici e donne incinte”;
  • siano sanzionati e ritirati i messaggi pubblicitari ingannevoli che dichiarano che tali prodotti “purificano l’aria”.

Io, alla mia vicina, propongo di buttare una volta per tutte quella piccola macchinetta elettrica e di lasciarmi respirare in pace.

“Lo scorso 15 novembre il Consiglio ha accettato la proposta del Parlamento europeo

di una direttiva che imponga la riduzione dei fosfati nei detersivi per lavatrici e lavastoviglie

e la discussione per l’approvazione è stata fissata a metà dicembre.”

Lo scrive Adnkronos il 29/11/11 intitolando l’articolo “Fosfati nei detersivi per lavatrici, l’Italia fa il bucato senza inquinare l’ambiente”.

L’inquinamento dell’acqua

Continua l’articolo […] “I fosfati sono ingredienti utili per le operazioni di lavaggio” […]

Ma essendo anche nutrienti per la vegetazione, se finiscono nei bacini chiusi, possono provocare una fioritura abnorme di alghe che può ridurre la quantità di ossigeno.”

Vista così la situazione non è poi così grave, anzi i fosfati sono anche nutrienti!

Ma vediamo di capirne un po’ di più!

Wikipedia alla voce “fosfato” scrive:

[…] “l’uso eccessivo di fosfati, con il trasporto delle acque, può causare un serio inquinamento da fosfati,

con conseguente eutrofizzazione delle alghe e deficit di ossigeno nelle acque” […].

CLICCA QUI PER L’ARTICOLO COMPLETO

“Eutrofizzazione” sta a indicare l’eccessivo accrescimento o aumento degli organismi vegetali acquatici che si ha per effetto della presenza nell’ecosistema di dosi troppo elevate di sostanze “nutrienti” come appunto i fosfati.

Ma allora questi fosfati in eccesso sono un bene o un male?

In fin dei conti aumentano le alghe, mica male no?

Diciamo subito che la proliferazione di alghe è considerato un grave fenomeno di inquinamento.

L’enorme quantità di vegetazione acquatica non viene più smaltita dagli organismi acquatici primari con conseguente aumento dell’attività batterica e consumo di ossigeno.

Inoltre, quando le alghe muoiono vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l’ambiente inospitale anche per altre forme di vita.

Per arrivare ai casi estremi come quelli verificatisi nell’estate 2011 in Bretagna: CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ.

Dal 26 luglio al 4 agosto 2011 sono stati recuperate le carcasse di 36 cinghiali più un numero imprecisato di nutrie, gabbiani e animali selvatici.

L’istituto nazionale per gli studi ambientali francese ha confermato che i decessi erano causati dalle alghe killer che hanno invaso le coste fino a qualche anno prima meta di vacanze.

I detersivi biologici certificati NON contengono fosfati e allo stato attuale delle cose rimangono l’unica scelta veramente ecologica.

OPS! Questo metodo é un po’ datato, ti consigliamo di leggere una soluzione più efficace ed ecologica qui: https://www.verdevero.it/profumare-bucato-evitando-irritanti-profumi-sintesi/

 

A chi non è capitato di lavare gli asciugamani, stenderli ad asciugare e raccoglierli leggermente profumati… di umido?

Per non parlare di come diventa quell’odore dopo pochi minuti nel secchio con gli altri panni  o, per chi ha poi avuto il coraggio di riporli senza lavarli e asciugarli nuovamente, che profumo avevano dopo qualche giorno nell’armadio?

Dai, dite la verità, una volta nella vita è capitato a tutti!  Una sola volta?

E quanti di voi si sono chieste come fare a scongiurare questo fattaccio? Tu che leggi sicuramente sì. Altrimenti perché continueresti a leggere?

E va bene, ti svelo il segreto, la soluzione c’è: gli OLI ESSENZIALI.

Aggiungi dell’olio essenziale biologico nella vaschetta della lavatrice, meglio se lo aggiungi nella vaschetta dell’ammorbidente.

Contribuirai così a diffondere nella tua biancheria e nei tuoi capi un aroma naturale, fresco e salubre.

È chiaro che il profumo del detersivo biologico che utilizzi dovrebbe essere neutro.

Ricorda che ciascun olio essenziale ha caratteristiche e qualità peculiari.

La scelta può essere fatta in base alle tue preferenze di aroma, ma puoi anche prediligere un olio per gli effetti sul corpo e sulla mente.

Ad esempio:

  • l’olio essenziale di lavanda è un ottimo tranquilizzante del sistema nervoso, calma l’ansia e l’agitazione;
  • l’eucalipto, la menta e il timo sono antisettici e deodoranti, tranquilizzano e regolano il respiro;
  • gli oli essenziali di agrumi rasserenano l’umore e diffondono senso di pulito.

Qui potrai trovare alcuni mix di oli essenziali per il tuo bucato e soprattutto le loro principali caratteristiche e utilizzi.

 

Hai mai provato gli OLI ESSENZIALI per profumare il bucato? Ti consiglio di farlo…

Cosa ne pensi?

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Detersivi e salute di chi vive in casa: è già un bel rebus.

Detersivi e sicurezza dei bambini: il rebus diventa un autentico problema, di portata quotidiana.

Se è vero, infatti, che metalli pesanti, composti organici volatili (COV) e diverse sostanze chimiche presenti nei composti rappresentano una discreta minaccia per la pelle.

Detersivi e sicurezza dei bambini

L’apparato respiratorio e altre funzioni di coloro che dispongono di difese collaudate e hanno coscienza dei comportamenti virtuosi richiesti;

nel caso dei piccoli questi agenti costituiscono un’autentica Spada di Damocle.

Lo dicono per primi i dermatologi:

“ […] Il lavaggio degli indumenti di un bambino piccolo deve […] assicurare che, nei capi lavati, non rimangano tracce di detersivi, spesso irritanti per la pelle ancora molto delicata del bebè.”

(Fonte: dottor Guido Pertua, “L’igiene della biancheria del bambino”).

Sono imputati in questo caso i detergenti per bucato, che chiamano a loro volta sotto accusa, per esempio:

anche le sostanze usate per dare una certa profumazione al prodotto, le quali possono provocare problemi di bronco costrizione.

Ancora più inquietanti gli interrogativi posti dai detersivi per i pavimenti e le superfici.

Gli adulti non si muovono per casa “gattoni”, i bambini sì: cosa ingeriscono portando le dita alla bocca? Semplice: EDTA, parabeni, perossidi, sbiancanti ottici, ecc.

Occorre infine osservare come, molto semplicemente, spesso in ciascuna delle nostre case decine di prodotti, più o meno utili o addirittura inutili:

fanno bella vista di sé spesso allineate proprio nel posto più pericoloso (sotto il lavandino in cucina o sopra la lavatrice: luoghi alla piena portata dei più piccoli).

L’avvelenamento rappresenta infatti la seconda causa di incidente nei bambini tra 0 e 14 anni e i casi riconducibili ai prodotti per la casa ammontano al 20% del totale.

(Fonte: http://www.amicopediatra.it)

Ciascuno tra questi profili di rischio per i più giovani componenti delle nostre famiglie potrebbe essere lungamente approfondito, insieme a molti altri non menzionati.

Ma già da un primo e superficiale esame appare evidente come la scelta dei detersivi sia tutt’altro che indifferente… al fine di limitare rischi piccoli e grandi per i piccoli di casa.

Come fare meglio quindi?

Per il loro bene, meglio prestare un poco d’attenzione in più e:

  • affidarsi a prodotti ecologici;
  • realizzati con ingredienti di origine naturale;
  • quanto più possibile innocui in fatto di allergie;
  • testati per la presenza delle sostanze più pericolose.

Più che un’opzione come altre, si tratta di un imperativo nel “loro” esclusivo interesse.

 

 

Scopri perché pulire al naturale conviene.

L’associazione italiana uomini casalinghi ha fatto proprio una gran bella cosa quando ha scritto il libro “Pulire al naturale”.

Profonde ricerche, autorevoli citazioni, numeri, statistiche e consigli per pulire la casa e gli ambienti di lavoro in modo naturale.

Una pubblicazione illuminante e che ci sentiamo di consigliarti.

“Pulire al naturale” ti conduce alla scoperta delle alternative più efficaci e sicure per le pulizie domestiche, nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute.

Un libro nato dalla necessità di aiutare i consumatori a difendersi dall’aggressione chimica di detersivi, spray, deodoranti e biocidi responsabili dell’inquinamento dell’aria di casa, una delle maggiori cause delle alterazioni del nostro sistema immunitario, con conseguenti sensibilizzazioni ad allergie e intolleranze.

Non stupisce scoprire dalla lettura di “Pulire al naturale”, che gli italiani siano al primo posto nel consumo pro capite di detersivi:

ben 25 kilogrammi di detersivi all’anno.

Di cui 12 solo per il bucato.

Sono lontani gli 8 kilogrammi degli austriaci e lontanissimi i 4 kilogrammi degli scandinavi.

A questo ci sentiamo di aggiungere un pò di dati tecnici sull’inquinamento di ogni singolo lavaggio in lavatrice.

 

Lo sapevi che la quantità di detersivo che usi per fare un lavaggio in lavatrice necessita di 56000 litri di acqua per essere neutralizzata.

Proviamo a spiegarci meglio.

Ogni volta che fai una lavatrice immetti in acqua una quantità di detersivo che per essere annullata e cioè riportare quell’acqua allo stato puro, ha bisogno di 56000 litri di acqua.

Un detersivo ecologico di ottima qualità necessita di una quantità nettamente inferiore: 3000 litri!

Se solo in Italia ci impegnassimo tutti a utilizzare un detersivo per bucato biologico, ogni anno potremmo preservare una quantità di acqua uguale al volume dell’acqua del lago di Garda.

Ti sembra poco?

E ci sono detersivi ecologici che funzionano davvero!

Come un detersivo tradizionale.

A prezzi assolutamente concorrenziali.

Ne trovi un assaggio qui:

GREENBOX: 12 detersivi ecologici per la pulizia di tutta la casa

Tra gli scaffali dei supermercati, nei negozi biologici e nelle erboristerie, è sempre più frequente

trovare prodotti “ecologici”, “di origine ecologica”, “con materie prime di origine ecologica”.

Ma cosa vogliono dire tutte queste affermazioni?

Assolutamente niente.

Come si fa a capire al volo se siamo davanti a un vero prodotto ecologico o se siamo di fronte ad una eco-furbata?

Come si fa a difendersi di fronte a tutti questi slogan pubblicitari e a questi proclami di “ecologicità”.

Va bene l’informazione e la propria conoscenza, molto utile sarebbe conoscere gli ingredienti del prodotto, ma non tutti i produttori espongono in etichetta gli ingredienti.

INCI, prodotti certificati

E allora? Allora cerca un prodotto certificato da Icea.

L’istituto per la certificazione etica e ambientale (ICEA), è uno dei più importanti enti certificatori del biologico italiano e europeo con 1300 aziende certificate, 300 tecnici valutatori, 30 uffici in Italia e 10 all’estero.

Icea offre il proprio  servizio di certificazione, secondo principi di indipendenza, imparzialità e competenza su prodotti alimentari, detersivi, cosmetici, edilizia, servizi turistici e prodotti tessili.

Tutto, secondo un regolamento sottoscritto da parte dell’azienda che si vuole certificare, al momento dell’adesione allo standard Icea.

I requisiti principali che lo standard (detersivi ecologici) vuole garantire sono:

  1. L’assenza sia nel prodotto che nel materiale da imballaggio di materie “a rischio” dal punto di vista ecologico.
  2. L’assenza di materie prime non vegetali considerate “a rischio”, ovvero allergizzanti, irritanti o ritenute dannose per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
  3. Imballaggi da materie prime rinnovabili, materiali riciclabili o collegati ad un sistema di restituzione dei vuoti.
  4. Un prodotto, in ogni caso, dotato di una più che accettabile performance ed efficacia equiparabile con i prodotti convenzionali di alta gamma.

 

Se trovi il bollino Icea, trovi un prodotto che ti garantisce tutti i requisiti garantiti dallo standard. Facile no?

E tu conoscevi già Icea?

Il detersivo è una miscela artificiale di sostanze chimiche in grado di rimuovere lo sporco da superfici e tessuti.

 

Dopo la seconda guerra mondiale l’utilizzo di detersivo, sul piano globale, è aumentato in modo esponenziale: la diffusione nell’ambiente delle sostanze nocive contenute nei prodotti per la pulizia, sempre più ingente, ha decretato di conseguenza un corrispondente aumento dell’inquinamento, in particolare delle acque.

Le sostanze chimiche nei Detersivi Tradizionali. Le conseguenze

Il termine “detersivi” (o meglio detergenti) allude a una gamma estremamente vasta di prodotti: sapone, detersivi per bucato, ammorbidenti, lavapiatti, sbiancanti, candeggianti, disinfettanti, lavastoviglie, lavapavimenti, pulitori per bagno, per forno, per lavandino o per fornelli, sgrassatori, solo per citare i più diffusi.

Ciascuno di questi detersivi, di produzione industriale, contiene ingredienti nocivi per la salute degli esseri viventi e dell’ambiente, che possono essere:

  • Tensioattivi
  • Sequestranti
  • Candeggianti
  • Sbiancanti ottici
  • Profumi
  • Coloranti
  • Additivi

I detersivi biologici si differenziano in senso ecologico ed eco-sostenibile per due importantissime scelte.

Da un lato si limitano, nella gamma, ai soli prodotti davvero indispensabili e sufficienti per la pulizia completa di ambienti e oggetti d’uso domestico.

Dall’altro non utilizzano sostanze chimiche artificiali dannose e/o inutili oppure impiegano, quanto più possibile, materie di origine naturale.

Ecco perché l’utilizzo di detersivi biologici rappresenta la scelta più coerente e sostenibile in termini di impatto ambientale e sanitario.

Se vuoi iniziare a pulire in modo sano e naturale per la tua famiglia inizia da qui:

GREENBOX: 12 detersivi ecologici per la pulizia di tutta la casa

 

Tabella di provenienza degli ingredienti

Trasportare materie prime da luoghi lontani del pianeta costa… Soprattutto in termini di inquinamento.

Le scorie dei consumi e le emissioni generati dai mezzi impiegati, infatti, hanno un impatto immediato e negativo sull’equilibrio dell’ecosistema.

I Detersivi Biologici vengono prodotti con l”utilizzo di sostanze di origine naturale reperite a una distanza ragionevole dalle sedi di lavorazione, produzione e distribuzione.

Di seguito una tabella completa che presenta i singoli ingredienti dei detersivi biologici a marchio Verdevero.it e le rispettive aree di provenienza.

È di immediata evidenza come la gran parte delle materie prime sia prodotta in Italia, un piccolo numero in Paesi confinanti, come Francia e Germania, e solo poche giungano da altri Continenti (Messico, Asia etc. poiché queste ultime possono essere reperite solo in questi luoghi, per ora).

 

Ingrediente Provenienza
ALCOHOL DENAT ITALIA
AMMONIUM LAURYL SULFATE ITALIA
DISODIUM ETHYLHEXYL IMINODIPROPIONATE ITALIA
HYDROGEN PEROXIDE ITALIA
OLIVAMIDOPROPYL BETAINE ITALIA
POTASSIUM HYDROXIDE ITALIA
POTASSIUM OLEATE ITALIA
POTASSIUM OLIVATE ITALIA
POTASSIUM RAPESEEDATE ITALIA
PROTEASE ITALIA
SODIUM BENZOATE ITALIA
SODIUM BENZOATESODIUM CAPRYLYL/CAPRYL SULFATE (SODIUM C8-10 ALKYL SULFATE) ITALIA
SODIUM DISILICATE ITALIA
SODIUM CARBONATE ITALIA
CAPRYLYL/CAPRYL GLUCOSIDE FRANCIA
DICHLOROBENZYLIC ALCOHOL GERMANIA
POTASSIUM SORBATE GERMANIA
SODIUM LAURYL SULFATE GERMANIA
TRISODIUM METHYLGLYCINEDIACETATE GERMANIA
COCAMIDOPROPYL BETAINE COCCO PROVENIENTE DALL’ASIA TENSIOATTIVO REALIZZATO IN ITALIA
POTASSIUM COCOATE COCCO PROVENIENTE DALL’ASIA TENSIOATTIVO REALIZZATO IN ITALIA
LAURYL/MIRYSTYL GLUCOSIDE COCCO PROVENIENTE DALL’ASIA TENSIOATTIVO REALIZZATO IN GERMANIA
TETRASODIUM ETIDRONATE ASIA
XANTHAN GUM ASIA
 AMYLASE MESSICO